V come VUOTO FERTILE

Il “vuoto fertile” è un concetto di non facile comprensione se non ne ha mai avuto esperienza.

Questo particolare stato dell’anima, del corpo e dello spirito, esperienza creatrice per antonomasia, si è potuto manifestare solo quando per un istante ho accettato di abbandonare tutto quello che conoscevo. Quando tutte le idee, le convinzioni, le credenze, le strategie, quando tutte le voci nella mia testa hanno taciuto, allora e solo allora, ho potuto fare questa particolarissima esperienza che mi ha inevitabilmente trasformata. Ed è arrivata improvvisa, inaspettata, lasciandomi senza fiato…mi sentivo persa, senza appigli, impaurita….. La reazione immediata è stata quella di aggrapparmi alla prima emozione, alla prima idea nota, a un ricordo di qualcosa, a un’emozione già sperimentata. Ma ogni tentativo di riferirmi a qualcosa di già vissuto, di conosciuto e rassicurante non funzionava, non mi faceva sentire al sicuro come speravo. La terapeuta che avevo di fronte mi impediva di aggrapparmi alle solite strategie di sopravvivenza, frustrando metodicamente ogni tentativo di rifarmi a qualcosa di noto, ripercorrendo le strade e i luoghi in cui ero solita rifugiarmi. E lo faceva con una tale grazia e amorevolezza, che iniziai a sentire di potermi fidare.

Non c’era più nulla da nascondere o da difendere.

Allora accadde… sempre di più sprofondai in quello che inizialmente avvertii come un silenzio assordante, un vuoto inquietante, un’assenza di cose, che allo stesso tempo mi spaventava e mi incuriosiva. Era come lasciarmi andare in un lago immenso in una notte scura senza luce, permettendo all’acqua di avvolgermi e cullarmi, senza opporre resistenza. La sensazione era quella di non avere nulla da fare, da dire, da pensare, una sensazione nuova che mi permetteva semplicemente di stare, passo dopo passo con quello che succedeva, senza doverlo anticipare, prevedere, o tentare di contrastare. Entrai in qualcosa di molto simile al vuoto, in un’assenza di pensieri, di immagini, di emozioni….guidata solo dalle sensazioni, dal battito del cuore e dal respiro. Una sensazione nuova, sconosciuta, un flusso spontaneo a cui scelsi di abbandonarmi. Scoprii così di poter incontrare l’altro senza anticipazioni o proiezioni di sorta, semplicemente stando nel momento, attimo dopo attimo, insieme.

Non lo dimenticherò mai!! L’intensa sensazione di esserci e la fluidità con cui scoprivo modi immediati e per me inusuali di relazionarmi, senza dover attingere al passato, mi toccarono e commossero profondamente. L’impressione fu quella di di vedere la mia terapeuta per la prima volta, la stavo veramente incontrando! Fu una sensazione indescrivibile che mi lasciò un profondo segno nell’anima.

Alla fine lei mi disse: “Questo è quello che noi gestaltisti chiamiamo ‘vuoto fertile’, così ora sai come condurre le persone a farne esperienza”.

Ci abbracciammo.