P come PROIEZIONE

In Gestalt per proiezione intendiamo vedere negli altri individui o negli oggetti ciò che non riconosciamo in noi stessə.

La proiezione è un meccanismo complesso e necessario per gli individui. È necessario perché permette la comprensione degli altri attraverso l’immaginazione: l’empatia si basa in parte sulle proiezioni. Oppure, per realizzare dei progetti rivolti al futuro, avrò necessità di muovermi anche tra le proiezioni come frutto dell’immaginario. Anche la creazione artistica implica una componente di proiezione del sé nell’ambito dell’immaginazione, ad esempio lo scrittore che per dare forma al suo personaggio dovrà identificarsi con lo stesso.

Potremmo definire queste proiezioni necessarie.

Ci sono poi le proiezioni che nascono dal pregiudizio, si fondano su esperienze passate e/o sono collegate ad introietti – ovvero regole che l’individuo dà per scontate di cui non ha fatto personalmente esperienza, ad es. il disprezzo verso altre “razze” – il soggetto si sente deresponsabilizzato e attribuisce attraverso la proiezione, quindi all’esterno, qualità che giudica negative invece di confrontarsi con parti di sé che rifiuta.

Nella proiezione è come se il soggetto si trovasse davanti a un eccesso di mondo, che può portarlo fino a credere di essere vittima o a sentirsi impotente rispetto alle situazioni nelle quali si trova, ad es. “Nessuno mi ascolta…”, “Nessuno mi capisce…”. Il caso estremo della proiezione infatti è la paranoia, esperienza in cui il soggetto attribuisce all’ambiente la colpa di perseguitarlo.

In Gestalt per lavorare con la proiezione intesa come interruzione di contatto – ovvero come esperienza incompleta che il soggetto mette in atto interferendo con il soddisfacimento dei propri bisogni – è efficace il lavoro di gruppo. Si sostiene l’individuo che proietta alcuni comportamenti ad esplorarli all’interno della situazione, nel qui ed ora, prestando attenzione al suo corpo, ai suoi sensi, al proprio sentire e al confronto con le altre persone, potrà così verificare che non c’è un “tutti” generico e può cominciare a scoprire gli/le altrə con le loro differenze e parti di se stessə ancora sconosciute.

Tra le diverse tecniche utilizzate molto efficace è la sedia calda, l’individuo attraverso l’esperienza di identificazione – alienazione può riappropriarsi di parti di sé proiettate fuori su altri, e muoversi verso l’integrazione e la ricca complessità di se stessə.