L’Approccio della Gestalt

La Gestalt è nata come Terapia esistenziale tra gli anni Quaranta e Cinquanta quando un gruppo di ricercatori – due psicoanalisti F. Perls e la moglie Laura, il saggista ed educatore P. Goodman, il filosofo I. Fromm, il pedagogista E. Shapiro e il medico P. Weiss – elaborò un modello di psicoterapia (e potremmo dire di filosofia) che per la molteplicità di influssi da cui derivava, aprì e continua ad aprire nuove prospettive teoriche, cliniche e formative, che possono essere applicate a diverse discipline e campi d’intervento (il counseling, la pedagogia, la psicoterapia ecc).

La parola, assunta dai percettisti tedeschi, non ha un esatto corrispettivo italiano e significa approssimativamente forma intera, figura, struttura, configurazione. Secondo la Psicologia della Gestalt “è l’organizzazione dei fatti, delle percezioni, del comportamento o dei fenomeni a dar loro significato e non gli elementi individuali di cui questi sono composti”, un’organizzazione non casuale, ma basata sugli stimoli forniti dall’ambiente e sui bisogni soggettivi dell’organismo.

Secondo Fritz Perls l’esperienza personale di ogni individuo è considerata come una successione di relazioni figura/sfondo in cui i bisogni specifici del momento emergono rispetto al contesto, per poi svanire, una volta soddisfatti, in un processo di autoregolazione organismica. Quando questo processo spontaneo è bloccato la consapevolezza dei bisogni vitali è inibita, così che essi non possono essere soddisfatti. L’individuo si sentirà disorientato, incapace di comportamenti efficaci e creativi e tenderà a ripetere schemi del passato.

Dal momento che il contatto fra organismo e ambiente ha luogo sempre in superficie, è proprio questa che si deve imparare a vedere; il counselor o lo psicoterapeuta della Gestalt è sensibile al quadro superficiale presentato dalla persona – tensioni muscolari croniche, modalità di respiro, caratteristiche espressive, qualità del movimento, identificazione emotiva – in modo che la sua maggiore consapevolezza possa diventare lo strumento con cui il cliente aumenta la propria. La consapevolezza dei bisogni vitali parte dalle sensazioni corporee e dalle emozioni. All’interno della seduta di counseling o di psicoterapia, chiediamo allora al cliente di diventare consapevole dei suoi gesti, della respirazione, delle emozioni, della voce e delle espressioni facciali, nonché dei suoi pensieri pressanti. Quanto più diventa consapevole di se stesso tanto più imparerà riguardo al suo Sé; man mano che sperimenta i modi in cui si impedisce di “essere” ora – i modi in cui si interrompe – comincerà anche a sperimentare il Sé che ha interrotto e le spinte del suo processo bloccato. La possibilità di scelta nasce dalla consapevolezza e dalla accettazione di ciò che si è e il setting è proprio il luogo sufficientemente sicuro ove le nuove scelte possono attualizzarsi prima di essere sperimentate nel proprio ambiente quotidiano. L’incantesimo nevrotico è allora spezzato e la vita può tornare a scorrere.

Il lavoro della Gestalt (in funzione delle specifiche differenze d’intervento: counseling, psicoterapia o pedagogia) è sempre esperienziale più che verbale o interpretativo. Come parlare di sé è una resistenza a sperimentarsi, così il ricordo di un’esperienza – il parlarne semplicemente – la lascia isolata come un sedimento del passato, privo di vita. La persona ha molto probabilmente, avuto un problema o qualcosa che lo ha inibito nel passato, ma soprattutto ha una difficoltà qui e ora nel presente. Per chiudere definitivamente col passato è dunque necessario che la persona, con il sostegno del counselor o dello psicoterapeuta, lavori sulle sue attuali relazioni, aumentando gradualmente la propria presenza, responsabilità e consapevolezza di sé.

I PRINCIPI FONDAMENTALI DELLA GESTALT

  • Ogni persona è un intero ed è (piuttosto che ha) corpo, emozioni, pensieri, sensazioni e percezioni, tutti elementi che funzionano in maniera correlata.
  • Ogni persona fa parte del suo ambiente e non può essere compresa al di fuori di esso.
  • Le persone sono proattive piuttosto che reattive cioè determinano le proprie risposte al mondo.
  • Ogni persona è capace di essere consapevole delle proprie sensazioni, pensieri, emozioni e percezioni.
  • Ognuno, attraverso la consapevolezza di sé, è capace di scegliere e dunque è responsabile del proprio comportamento.
  • Ogni persona possiede le potenzialità e le risorse per vivere in maniera efficace e per soddisfare i propri bisogni.
  • Possiamo fare esperienza di noi stessi soltanto nel presente, nel qui e ora.
  • Il passato e il futuro possono essere sperimentati solo nell’adesso attraverso il ricordo e la previsione.
  • Le persone non sono intrinsecamente né buone, né cattive. (Talcott Parsons 1975)