La Storia
La storia della Scuola Gestalt di Torino è principalmente una storia di incontri importanti, passionali, spesso travolgenti e di separazioni dolorose, traumatiche, a volte laceranti.
Nata come formazione per psicoterapeuti, dopo la legge di riordino della psicoterapia del 1989, si ramifica in 2 scuole, resta quella di psicoterapia e nasce anche la nostra Scuola di Counseling, le radici sono dunque le stesse. Così la racconta Mariano Pizzimenti, il primo dei formatori del nostro staff, nonché formatore di tutti noi.
Gli inizi
Dal 1981 al 1984 è stato il periodo del maschile. I fondatori erano tutti uomini: uno psichiatra, due psicologi e….un indeciso, che poi sarebbe diventato il primo rolfer italiano. Sono stati anni epici, perché agli uomini piace essere epici. Si mangiava, si beveva, si fumava e si lavorava insieme a volte fino alle due o le tre di notte. Li univa la passione per la Bioenergetica, per le arti orientali ( l’Aikido, la medicina cinese ) per l’India e per Baghwan Shree Rajneesh. Sono stati anni di forte eccitazione, di intensa ricerca spirituale, e di grandi crisi d’identità, sia personali che professionali. La nostra era una ricerca autentica a volte persino ossessiva. I confini della psicoterapia che conoscevamo non ci bastavano. Si facevano interminabili campi di meditazione, maratone, gruppi di bioenergetica, catarsi. Nessuno di noi aveva famiglia, o meglio uno l’aveva, ma si comportava come se non l’avesse. Erano però anche gli anni in cui si gettavano le basi della nostra scuola di formazione. Nel 1984 abbiamo tenuto il primo corso di formazione in bioenergetica per educatori del Comune di Torino. L’84 però è stato anche l’anno di un incontro fondamentale che avrebbe segnato tutto lo sviluppo successivo dell’IBTG : quello con Isha Bloomberg. Isha Larry Bloomberg è stato uno dei grandi terapisti che ha portato in Europa la Psicoterapia della Gestalt. L’incontro con Isha fu un incontro d’amore.
L’espansione
La Gestalt ha principalmente cambiato la mia relazione con la donna. Fino ad allora, anche se non me ne rendevo conto, era stata una relazione d’uso. La Gestalt mi ha insegnato cosa vuol dire essere in contatto, mi ha fatto scoprire il divertimento e l’eccitazione nella responsabilità, mi ha insegnato a trasformare la paura in eccitazione e l’eccitazione in presenza, mi ha fatto superare la paura di amare e la paura del femminile.
L’istituto si trasforma in cooperativa e comincia a diventare un polo di attrazione per diversi terapisti.
Ristrutturiamo lo stabile di via Mantova a Torino dove furono gli studios dell’Ambrosia, la prima casa cinematografica italiana. Nell’istituto entrano Danzaterapeuti, massaggiatori Shiatzu, Ostetriche, psicomotriciste, fisioterapiste. Il nostro diventa un centro multidisciplinare che accompagna nel loro viaggio in questa vita partorienti, bambini, adolescenti, portatori di handicap, coppie, famiglie e adulti in diverse situazioni di crisi e di trasformazione.
Sono gli anni in cui la nostra scuola si trasforma in Scuola Gestalt di Torino ed entra a fare parte di un circuito internazionale, cominciamo a lavorare in Germania, Scozia, Irlanda.
La qualità della nostra offerta professionale si incrementa e la nostra offerta di supervisioni si radica sul territorio piemontese. Supervisioniamo gli staff dell’ospedale di Neuropsichiatria infantile di Cuneo, di comunità per tossicodipendenti, del Servizio per i Senza Fissa dimora del Comune di Torino, di diverse cooperative sociali operanti in comunità per portatori di handicap.
Tanti incontri importanti avvengono in questi anni nell’istituto. L’affettività, l’intensità delle relazioni, la passione per la ricerca, la professionalità “umana”, continuano ad essere i nostri tratti caratteristici.
Nel 1993 cominciò anche il percorso di riconoscimento della scuola di psicoterapia della Gestalt, percorso che si è concluso, per varie vicende burocratiche, nel 2001.
Acquistiamo anche una cascina che attrezziamo per i nostri gruppi residenziali e per gli stage della scuola.
Nel ’95 Isha Bloomberg muore. All’inizio sembrava che dovesse essere un cambiamento importante solo per me, che perdevo non solo una persona amata, ma anche il maestro-collega, con cui avevo scambi e confronti pressoché quotidiani. Invece fu l’inizio di un’altra trasformazione profonda.
Si diventa adulti
Forse con la morte di Isha venne meno il collante di una figura genitoriale, o forse, dopo otto anni di lavoro insieme avevamo bisogno di separarci. Non fu una separazione indolore. Ci vollero circa due anni di scontri e confronti per completarla. Ma, alla fine, come una cellula matura per proliferare ci separammo e quattro centri si formarono da questa separazione.
Io divenni il portatore della fiaccola dell’IBTG- Scuola Gestalt di Torino, sostenuto da mia moglie, le mie figlie e le mie colleghe straniere, su tutte Hilda Courtney e gli/le allievi/e della scuola. Poi avvenne l’incontro che avrebbe caratterizzato i cinque anni successivi, quello con una terapista junghiana e la sua scuola. E’ stato un altro periodo di scambi intensi. La scuola aveva bisogno di sviluppare una struttura diversa, c’era bisogno di un grosso sforzo organizzativo e ideologico per fare evolvere la struttura entusiasticamente anarchica che ha sempre contraddistinto il nostro istituto, in una associazione organizzata. Tutto questo stando attenti a restare fedeli all’anima della Gestalt : “Sostenere l’eccitazione e l’accrescimento nella personalità umana.”L’amore con gli jounghiani però non è mai scattato. E l’amore è sempre stata la principale forza coesiva del nostro istituto. Così, lentamente ma inevitabilmente, le differenze personali, di anima e di visione terapeutica sono diventate preponderanti e siamo arrivati all’ultima separazione (per il momento!).
La Creatività come Identità Terapeutica
Così siamo arrivatialla fase dell’SGT, iniziata a febbraio del 2001.
Andammo in via Andrea Doria, in un elegante e storico palazzo nel centro di Torino. Potenziammo la struttura di Casalborgone per soddisfare l’elevato numero di gruppi di crescita personali e di corsi di formazione che venivano richiesti al nostro istituto. Il nostro organigramma diventò un solido mix di terapeuti e formatori “anziani” con esperienza più che trentennale, e giovani terapisti, counselor e formatori con una solida formazione alle spalle e molto entusiasmo.
Senza accorgercene avevamo già più di ventun’anni di vita, la nostra scuola in Gestalt Counseling aveva ormai una professionalità ed un’esperienza consolidatasi in 16 anni di esistenza. Eravamo in grado di soddisfare richieste di supervisione e formazione dalle organizzazioni aziendali agli insegnanti e dagli educatori agli infermieri. Il nostro campo d’intervento in counseling e psicoterapia andava dai bambini, agli adulti, alle coppie, alle famiglie.
Dal 2013 siamo in una nuova sede, in via Revel 6. Continuiamo a crescere e il bisogno di maggiore spazio ci sta portando a trasferirci nuovamente in un’altra sede, dove ex allievi, ora professionisti che hanno voglia di lavorare in e per questa scuola possano trovare il loro luogo.
Questa scuola non ha mai avuto un padrone, un proprietario. Ai vecchi formatori si sono aggiunti coloro che hanno voglia di mettere energia nella scuola, di rischiare, di sbagliare, di creare: la creatività è la nostra identità.
Il contatto con l’ambiente e la società di cui facciamo parte, la capacità di reggere l’ansia della trasformazione e l’eccitazione della crescita, il coraggio di alienarci, di abbandonare le situazioni non più adatte a noi e di identificarci con le nuove soluzioni emergenti, la fede nel processo vitale, tutto ciò è da sempre e come sempre parte integrante di noi: siamo una Scuola Gestalt.
Fritz Perls ci ha insegnato a “addentare” la vita a morderla e a trasformarla trasformandoci, ci ha insegnato che l’eccitazione e la crescita sono i segnali della buona salute, così come la capacità di assumerci la responsabilità delle nostre azioni. A questo nel tempo abbiamo aggiunto la voglia di “fare l’amore” con la vita, perché all’eccitazione e alla crescita si aggiungono così il piacere, la passione e la sofferenza, che sempre vanno a braccetto quando si corre il rischio di amare e di cui dobbiamo imparare a non aver paura.
Si tratta di sviluppare la fede di cui parlava Goodman, cioè fare il prossimo passo, avendo fede che il terreno sarà li sotto a sostenerci. Il futuro si forma nel momento in cui noi avanziamo. Muovendoci creiamo il futuro.
Siamo pronti al prossimo passo.